Nella notte, al termine del terzo round di colloqui a Sharm el-Sheikh, è arrivata la notizia:
Israele e Hamas hanno accettato la prima fase del piano di pace mediato dagli Stati Uniti — cessate il fuoco, scambio di ostaggi e ritiro parziale delle truppe da Gaza.
Un annuncio accolto con cautela, tra i timori di un’ennesima tregua fragile destinata a infrangersi sul terreno.
Eppure, qualcosa si è mosso.
Forse è stato il soffio delle opinioni pubbliche del mondo, la pressione costante e crescente delle piazze che non si sono mai spente.
Onda dopo onda, protesta dopo protesta, da un anno a questa parte si è formato un moto globale di coscienze vigili, che non ha smesso di chiedere giustizia, verità, pace.
Quel soffio — partito dai popoli — ha pesato sui decisori. E continua, oggi più che mai, a farlo.
Ieri sera, ancora una volta, ci siamo riversati nelle piazze d’Italia.
Da Torino a Palermo, da Bologna a Firenze, da Chieti a Foggia, da Roma a Milano: un fiume in piena, una marea incontenibile.
Non ci fermiamo, non ci stiamo, non molliamo.
Perché noi siamo gli equipaggi di terra — quelli che non hanno solcato il mare, ma tengono accese le luci a riva, vegliano, resistono, parlano.
La settimana era iniziata con un fatto gravissimo:
il 2 ottobre la Global Sumud Flotilla è stata arrembata in acque internazionali, a circa 70 miglia da Gaza, dalla marina israeliana.
Oltre 450 membri dei 41 equipaggi sono stati deportati: un atto di pirateria di Stato. Molti sono ormai rientrati, ma la gravità resta indelebile.
E mentre le piazze si riempivano di nuovo, nella notte tra il 7 e l’8 ottobre la marina israeliana ha sequestrato la Freedom Flotilla, a circa 120 miglia nautiche da Gaza.
Nove imbarcazioni coinvolte, tra cui la Conscience, con a bordo 150 attivisti di 30 Paesi — medici, giornalisti, parlamentari e due cittadini israeliani.
Tutti trasferiti ad Ashdod per l’espulsione.
L’operazione è stata condannata dalla Freedom Flotilla Coalition e da Adalah come “sequestro illegale in acque internazionali”.
Ancora una volta, la pirateria di Stato colpisce attivisti disarmati e la solidarietà internazionale.
E ancora una volta, le piazze rispondono. In decine di città italiane, i cittadini manifestano spontaneamente in sostegno agli equipaggi e a Gaza. Le immagini raccontano un Paese che non accetta il silenzio e trasforma indignazione e amore in forza collettiva.
Mai come oggi la frattura fra piazze e palazzi del potere è così netta: da una parte le stanze chiuse dei negoziati, dall’altra una società civile che parla con una potenza etica rara da decenni.
Un’onda impetuosa che trasforma dissenso in memoria e verità, e continua a indicare la via della giustizia — contro chi commette crimini e chi li copre.
Come sempre, vi ricordiamo le Local March for Gaza in calendario fino al 22 ottobre 2025:
- 11 ottobre – Marcia Locale per Gaza, Gagliano Aterno (Abruzzo)
- 11–19 ottobre – Cammino della Pace per Gaza, Guardiagrele (Abruzzo–Molise–Puglia)
- 12 ottobre – Marcia Perugia–Assisi per Gaza e per la Pace
- 18 ottobre – Local March for Gaza, Moncalieri–Cambiano
- 18 ottobre–3 novembre – Bike for Gaza, Biella–Roma
Il 12 ottobre alla Marcia Perugia–Assisi per la pace e la giustizia, parteciperanno delegazioni delle Local March for Gaza. Quest’anno la Perugia–Assisi assume un significato ancora più profondo: si intreccia idealmente con tutte le marce per Gaza, portando nel cuore dell’Italia il soffio delle piazze del mondo. Una continuità di passi, di voci e di corpi che chiedono giustizia, verità e pace.
Invitiamo tutti i promotori dei cammini a raccogliere risorse per la Global Sumud Flotilla, composta da 44 imbarcazioni battenti bandiere di oltre 40 Paesi, con l’obiettivo politico di forzare il blocco e portare aiuti umanitari a Gaza.
👉 Dona qui: https://chuffed.org/project/140650-missione-internazionale-salpiamo-per-gaza
Consapevoli che i nostri passi sono portavoce di pace e di luce, continuiamo a camminare e a testimoniare — con i nostri corpi — la resistenza per Gaza.
Coordinamento Local March for Gaza

