
La Local March for Gaza è un’iniziativa che è nata in modo spontaneo. Come è scritto sul sito del movimento: “Siamo donne e uomini senza potere, increduli e sconvolti di fronte all’immensità del male che sta distruggendo Gaza e la sua popolazione…”. E infatti in molti ci siamo trovati impotenti di fronte alle atrocità che quotidianamente ci vengono riportate dai media e anche (e soprattutto) direttamente dai volontari che prestano il loro servizio direttamente sul posto. L’istinto che nasce dal cuore, sostenuto da una mente pensante, per fortuna non ancora atrofizzata, mi ha condotto a unirmi una sera, a questo gruppo di persone.
Mi sono ritrovato con un’armonica a bocca nella mano, circondato da altre persone che, come me, avevano raccolto l’appello a ritrovarsi “per fare rumore”, per far sentire il proprio dissenso, a marciare verso la piazza del municipio, chi con delle campanelle, altri con fischietti, molti con pentole e coperchi. Tante le bandiere della pace, della Palestina, anche alcuni cartelli con scritto: “stop al genocidio”, “free Palestine”. Giovani, adulti, ragazzi, anziani, qualche bambino, tutti a marciare e a fare rumore, di frequente salutati da automobilisti di passaggio, con il cuore in subbuglio.
Mi sono ritrovato a soffiare dentro la mia armonica facendo uscire delle note stentate, improvvisate, cadenzate con il respiro e con i miei passi. Marciavo e pensavo. Riflettevo su quanti bambini sono stati uccisi sotto le bombe, a quanti bambini sono stati lasciati morire di fame, volutamente. Dodicimila bambini e forse di più. E mi sono ritrovato a realizzare che tutti quei miei passi, tutti quei miei respiri, tutte quelle mie note stonate fatte uscire dal mio cuore inorridito, non sarebbero state sufficienti a raggiungere numericamente tutti quei lutti. E allora cercavo di soffiare più forte e le note mi sembravano delle grida disperate rese in omaggio a quelle povere vittime. A ogni soffio pensavo a un bambino, a ogni soffio sentivo sempre più mancarmi il respiro, a ogni soffio dicevo: è per te questo mio piccolo e insignificante sforzo, spero che tu possa ascoltare questo nostro rumore, perdonaci…
Arrivati nella piazza davanti al Comune, mi sono guardato intorno e ho pensato che tutte quelle persone erano lì a manifestare spinte dallo sdegno, erano riempite dei miei stessi turbamenti. Anche loro erano lì perché lo stare chiusi in casa senza fare niente li avrebbe fatti sentire colpevoli. Poi ho visto dietro di me due ragazze molto giovani. Si erano unite alla nostra marcia, silenziose, commosse. Allora ho pensato: ecco, voi che siete qui con noi siete la speranza dell’umanità, e allora ho sperato che gesti come questo possono salvare il mondo!
I giorni seguenti è balzata sui social la notizia che La Global Sumud Flotilla si stava organizzando per raggiungere la costa di Gaza, tentare di forzare il blocco e portare aiuti umanitari. Poi è partita un’altra marcia, da Moncalieri a Piazza Vittorio e fino a San Mauro. E prossimamente altre marce partiranno attorno alla città di Torino, con lo spirito di chi non si arrende all’indifferenza ma vuole far sentire il rumore del dissenso, far sapere tutto il proprio sdegno, la preoccupazione, la protesta pacifica, l’orrore.
Con queste marce vogliamo stare a fianco di chi ha deciso di rischiare la propria vita per portare aiuto alle popolazioni di Gaza. È un’iniziativa apartitica. Nessun vessillo, niente simboli, solo persone che cercano di far sentire la propria voce, che manifestano la loro solidarietà verso un popolo, ma che in realtà sanno bene che la loro iniziativa è necessaria non solo per i palestinesi ma per tutte le genti oppresse dalla tracotanza, dalla violenza, dagli autoritarismi che sono tornati di moda. Queste iniziative nascono dal desiderio di abbattere la superficialità, l’ipocrisia di molti politici, gli egoismi e l’indifferenza imperante.
Rivolgiamo dunque l’appello a tutte e tutti nel proseguire con queste iniziative, a continuare a stare uniti nella protesta pacifica, a non demordere, a rimanere fiduciosi che alla fine la pace e la giustizia vinceranno sul male. Dobbiamo però essere vigili affinché nell’opinione pubblica di fronte all’orrore non prevalgano l’assuefazione, l’indifferenza, o peggio l’indolenza. Ognuno di noi può dare quotidianamente il proprio contributo dichiarandosi dalla parte del bene!
Noi non stiamo zitti, continuiamo a fare rumore!
Davide Dentico