
Antonietta Lavista 03/09/2025
Camminiamo attraversando boschi e colline, percorrendo strade, toccando paesi e città delle nostre zone, incontrando persone per parlare di Palestina, per ascoltarci e guardarci negli occhi nuovamente e per firmare una petizione che vogliamo arrivi al cuore delle istituzioni a reclamare giustizia e pace. Sì, perché non c’è pace senza giustizia e senza verità. La verità che è sotto i nostri occhi da quasi due anni e che ci inchioda alle nostre responsabilità di italiani, europei, occidentali, e la giustizia, che il popolo palestinese chiede e desidera da decenni e che, nonostante le numerose risoluzioni ONU, le recenti sentenze degli organi di giustizia internazionali e le immense ed immani mobilitazioni mondiali, non arriva mai…
Eppure continuiamo a camminare, a parlare, a chiedere, a leggere, a scrivere, a studiare, a lavorare e a soffrire per una causa che è la nostra causa, quella di donne e di uomini che vogliono preservare e riscoprire al contempo la propria umanità e la propria libertà. La libertà della Palestina e del suo popolo è la nostra stessa libertà, la volontà dei Palestinesi di resistere in modo resiliente e nonviolento con il loro proverbiale SUMUD è la nostra stessa volontà. Giornalisti, medici e giovani poeti ci lasciano testimonianze vive di vite spezzate, di dolore, ma anche dense di fiducia, nonostante tutto, nel futuro.
Le Local March e le Global March per mare della Freedom Flotilla sono il segno di una nuova coscienza comune che rifiuta il compromesso e le complicità colpevoli, ma al contrario (ri)afferma il primato della solidarietà, del diritto e della giustizia.
L’anziana signora con la kefiah rossa, nel bel video della marcia di Oropa, dice una verità che potrebbe sembrare banalmente scontata, eppure mai come in questo momento risuona così opportuna.
“..Io cammino per la libertà, la libertà di tutti i popoli…Quanta gente è morta per la libertà!..Perché non vogliamo capire che i popoli han bisogno della loro libertà!..”
Grazie